Tesla, fondata negli Usa nel 2003, pur avendo il potenziale per cambiare radicalmente i settori in cui opera, tra aprile e giugno ha perso 717 milioni di dollari. Resta da capire se riuscirà a produrre abbastanza in fretta tutte le auto che pensa di poter vendere. Il principale problema di Musk, a detta dei suoi critici, è che spesso fa promesse che difficilmente riesce a mantenere nei tempi previsti.
Ruolo chiave nella decisione sarebbe stato svolto dagli azionisti dell’azienda. Lo lascia intendere lo stesso fondatore da una nota diffusa. “La maggior parte degli azionisti esistenti ritiene che sia meglio restare in borsa”. Tuttavia, il piano per cancellare il titolo dal listino è risultato essere più difficile di quanto anticipato, ha sottolineato lo stesso Musk. “L’idea del delisting era comunque concreta, e negli scorsi giorni Tesla aveva costituito un comitato speciale per valutare appunto la fattibilità dell’operazione in borsa”.
Musk sta vivendo un momento personale non facile. Le sue difficoltà le aveva raccontate in un’intervista al New York Times la scorsa settimana. A 47 anni, uno degli imprenditori della Silicon Valley più ambiziosi e impertinenti, uno spavaldo pioniere dell’hi-tech incurante delle critiche, aveva confessato di essere «esaurito» da un superlavoro che lo porta a trascurare famiglia e amici, costringendolo ad assumere sonniferi per dormire.